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| Speciale Goal.com - Bearzot, il Ct e l'uomo, nel ricordo dei 'suoi' ragazzi! Per lui parlano i risultati e, soprattutto, le parole di chi lo ha stimato e vissuto.
Il ricordo di Enzo Bearzot passa soprattutto attraverso due nodi fondamentali: i risultati e le parole di chi lo ha sempre stimato e vissuto. Il Mondiale vinto a sorpresa nel 1982 tra gli applausi di un emozionato Sandro Pertini, record di 104 panchine azzurre, poi l’incarico dal 2002 al 2005 alla guida del Settore Tecnico della FIGC. Lui, Bearzot, rimase undici anni nella nazionale maggiore, dopo altri sei di Under 23, entrando di diritto nella storia del calcio mondiale. Un “coraggioso”, che durante Spagna ’82 è riuscito a superare dure critiche dell’opinione pubblica per una Nazionale in cui gente come Antonio Cabrini e Paolo Rossi (tra l’altro dopo la nota squalifica dovuta al caso calcioscommesse) non era considerata all’altezza. A quel punto la sua risposta alle critiche arrivò con i fatti : il silenzio stampa, una squadra interamente formata da italiani, senza oriundi, la voglia di arrivare fino in fondo, l’uso perfetto del contropiede, vera caratteristica tattica per eliminare avversari del calibro di Brasile, Argentina e Germania. Il Ct criticato per le sue scelte tecniche e visto con scetticismo, ora è campione del mondo. L’immagine che tutti conosciamo di Bearzot è quella in cui alza la coppa del mondo, portato in trionfo dai suoi giocatori: la camicia azzurra stropicciata con le maniche tirate su, la cravatta un po’ sgualcita, i capelli spettinati e il sorriso di chi sa che può essere finalmente considerato un vincente. Quel sorriso che ha accompagnato la spedizione azzurra in tutto il Mondiale, nonostante attorno ci fosse un alone di umore esattamente opposto. Il sorriso che oggi non si legge sui volti di chi lo ha onorato, stimato, e di chi gli ha voluto bene.
Volti segnati dal dolore per una perdita tanto sentita, di un uomo che forse in pochi, se non pochissimi, hanno conosciuto davvero nel profondo. Le parole più toccanti sono quelle di Paolo Rossi, che a stento trattiene le lacrime per la scomparsa del “suo” Ct e amico: "Per me è stato come un padre. Io a lui devo tutto, era una persona di una onestà incredibile e un tecnico di grande spessore che Rimarrà nella storia. Lo voglio ricordare con un’immagine di gioia, quel giro d’onore dopo il trionfo ai Mondiali del 1982, per lui fu un grandissimo risultato, meritato, una cosa a cui aveva creduto da sempre. Tutti per lui hanno sempre dato il 200 percento, è una persona che porterò sempre nel cuore. Era uomo a volte molto rude ma nel suo modo di fare si celava l'amore". Il “vecio”, come era soprannominato, se n’è...Read the whole post...
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